Indossare il primo capo a portata di mano, come fanno quelle sicure di avere solo il meglio nel proprio guardaroba? Trascorrere la metà dello striminzito tempo a disposizione a mettere e togliere, fino allo sfinimento o allo scadere dei minuti? Rassegnarsi all’ignominia del bis di quello che si è indossato il giorno precedente? Niente di tutto questo, of course. La risposta più che nella testa è nella Rete. A lungo le case di moda hanno trattato con diffidenza questo mondo. Considerato al massimo un catalogo telematico, dove i consumatori confrontano i prezzi prima di acquistare la merce e, per giunta, senza averla provata.
Ma oggi le cose sono cambiate. Ci sono siti del lusso online come Net-a-Porter.com. Yoox si prepara a lanciare negozi virtuali per marchi come Bally, Valentino, Pucci e Marni. Louis Vuitton e Burberry hanno inaugurato i propri profili su Twitter e Facebook.
Per non parlare del successo dei blogger di moda. Ormai, come un tempo le firme più note e temute del giornalismo di settore, arrivano a decretare il successo o il fallimento di una collezioni grazie al potente tam tam del web.
La più famosa e corteggiata è giovanissima. Tavi, considerata una baby guru della moda, ha iniziato a soli 11 anni (oggi ne ha 13) ed ha conquistato il mondo con il suo blog Style Rookie, aprendo la via alla “user-generated pr”: pubblicità gratuita sulla scia dell’entusiasmo dei fan di un prodotto.
Così dalla rete di conoscenze si sta rapidamente passando alle conoscenze da mettere in Rete. Esperti in grado di individuare il concept, il luogo, l’immagine e il linguaggio della moda si impegnano sempre più con la finalità di condividere il tutto con altri “internetauti” e, magari, proporsi alle griffe sempre più numerose in web.