“Ad te solo, Altissimo se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare…”. Cosa pensereste se il vostro vicino in autobus si parlasse così? Difficile, perché si tratta di un italiano parlato prima del Trecento, impossibile perché queste sublimi parole le ha scritte San Francesco d’Assisi nel “Cantico di Frate Sole”.
Ci siamo permessi l’ardire, per introdurre il tema: quante parole sono a rischio estinzione? Eh sì, perché la lingua si evolve di continuo, ma subisce anche gli attacchi della smemoratezza di alcuni e dell’ignoranza di tanti.
Zanichelli, che nell’ultima edizione del vocabolario ha lanciato l’allarme, ha fatto un lungo elenco di parole da salvare. Voci come fragranza, garrulo, solerte, sapido, fulgore… ricche di sfumature ed espressività, stanno finendo nel dimenticatoio. A rischio, con loro, altre 2.800 parole. Colpa anche dei media, secondo gli esperti, che troppo spesso privilegiano i loro sinonimi più comuni come profumo, chiacchierone, diligente, saporito, luminosità.
Insomma, da sghiribizzo a ondivago, è un mondo che se ne va.