A chi non è mai capitato di sognare, di vivere nell’ozio più assoluto, in un mondo bello da vedere ma anche buono da mangiare, magari passando del tempo a sgranocchiare le pareti di un casa di marzapane, che ricorda quella dei fratelli Grimm.
Ebbene si. Quel mondo esiste, e si chiama food art.
Tra ironia e irriverenza, ecco spuntare in ogni angolo del mondo delle ricette, che sapientemente combinano l’arte al cibo, diventando al contempo oggetti da esposizione e prelibatezze per il palato.
Iniziando da Parigi, si possono assaggiare dolciumi fatti a maglia, panini imbottiti alla dritta e al rovescio e patatine lavorate all’uncinetto, esempi di un menù ideato da Aurélie Mathigot, per poi passare a Vienna dove strumentisti, vagabondi assaggiatori, segnano il perimetro di importanti città, dando spettacolo con ortaggi, che prendono vita e si dilettano ad essere altro da sé, improvvisandosi strumenti musicali.
In sintonia con la massima di Paulo Coelho “Se il cibo è il nutrimento del corpo, l’arte lo è per lo spirito”, ecco allora per i divoratori dell’arte la possibilità di far propria un’esperienza sensoriale che avvicina il palato alla cultura, il gusto al design, il cibo all’estetica.
Sulla scia di Duchamp, dove oggetti comuni vengono decontestualizzati e manipolati nella loro funzione, tutti gli ingredienti del mondo culinario, si apprestano a diventare gustose suppellettili.
Montagne ricoperte di panne montata, cascate di prosciutto, boschi di broccoli, diventeranno per i più appassionati elementi ambigui, che saltellano tra il sapore e il sapere, creando mondi appetitosi.
E se l’appetito vien mangiando, con sapienza, stile e divertimento auguriamo a tutti bon appètit.