Silvia era lì ed ha visto tutto. Tocca a lei rimettere indietro il nastro dell’accaduto ed anche ogni cosa al suo posto. A ben guardare non ci sono lunghe strisce di frenata sull’asfalto, anzi non ce ne sono per niente. Il botto, per carità, quello non c’è mai stato. Neppure nella testa delle persone più suscettibili. L’aria di fine primavera, poi, è già abbastanza calda, per lasciarsi raffreddare da un semplice urlo che, a ben pensarci, Silvia non ha neppure sentito ma solo immaginato.
Il tonfo? Ah, sì quello c’è stato: era il casco di un motociclista, lasciato andare da chi se lo stava sfilando per correre a fermare l’auto, appena si è accorto del piccolo cagnolino che attraversava la strada.
I guaiti, quelli sì che c’erano. Li produceva spensierato il barboncino bianco, forse affamato, e ora per nulla spaventato dal trambusto intento a godersi le carezze di tutti i presenti, tra le salde e muscolose braccia del suo salvatore.
“Bhè, è suo questo cane” – fa Chiara, smontando dalla bici e rivolta al bell’Antonio in giubbotto di pelle e stivaloni da biker e senza aspettare la risposta– “quanto a lei…” – girata di scatto all’automobilista – “potrebbe anche andare più piano!”.
Le precedenti puntate > Prima – Seconda – Terza – Quarta – Quinta